in occasione del centenario della Grande Guerra
debutta il nuovo spettacolo del
Florian Metateatro
Era una notte che pioveva
uno spettacolo di Gian Marco Montesano
collaborazione artistica Giulia Basel
voci fuori campo Massimo Vellaccio e Flavia Valoppi
registrazioni e fonica Globster
luci Renato Barattucci
montaggio video Oscar Strizzi
organizzazione e promozione Ilaria Palmisano, Marilisa D'Amico
rapporti con le scuole Emanuela D'Agostino
grafica Antonio Stella
una produzione Florian Metateatro Centro di Produzione
con la collaborazione della Biblioteca Provinciale G. D'Annunzio di Pescara
Nella locandina, dittico "...Montenero, alfine indietro nessuno tornò..." di Gian Marco Montesano nella mostra "Era una notte che pioveva"per Genus Bononiae
"Forse può essere utile a tutti noi italiani, ora che abbiamo sempre meno fiducia in noi stessi e nel nostro futuro, ricordare che un secolo fa l'Italia fu sottoposta alla prima grande prova della sua giovane storia. Poteva essere spazzata via; invece resistette. Dimostrò di non essere soltanto "un nome geografico", come credevano gli austriaci, ma una nazione" Aldo Cazzullo (La guerra dei nostri nonni)
"Cesura storica o (e?) mattanza di massa; ultima guerra ottocentesca oppure prima contemporanea; oscena fucina di morte o evocatrice di modernità; fine di un Mondo oppure incipit epocale? (...)Quante parole (sì, è stato anche un conflitto di parole) generate e parlate e scritte intorno al sangue, al rivolgimento degli spazi fisici, alla mutazione degli orizzonti mentali di milioni di uomini e donne? e quante le interpretazioni di una guerra non a caso percepita e detta "Grande" già da chi allora la stava vivendo e ne moriva?" Enzo Fimiani ( Dizionario della Grande Guerra )
Andrea Cosentino
Bottegart
Teatro Zeta
Teatro delle Albe
scene e luci Pietro Fenati e Elvira Mascanzoni
suoni Alessandro Renda direzione tecnica Enrico Isola
realizzazione scene Fabio Ceroni e Danilo Maniscalco costumi Lubiana Zaffi
consulenza e ricerca storica Massimo Ortalli Archivio storico della FAI e Cristina Valenti Università di Bologna
regia Luigi Dadina
sabato 19 marzo 2016 ore 18.00 per "Sotto la tenda dell'avanguardia"
presso laFeltrinelli incontro-presentazione del libro "Amore e Anarchia" Titivillus edizioni,
con la curatrice Cristina Valenti e con Massimo Ortalli e la partecipazione di Luigi Dadina e Michela Marangoni
conduce Pippo Di Marca, codirettore artistico del Florian Metateatro
In occasione dell'anniversario della Comune di Parigi proclamata il 18 marzo 1871.
Fontemaggiore
Emanuele Salce
torna in scena a grande richiesta
Un uomo e una donna vivono da soli in una casa solitaria vicino al mare e una sera aspettano a cena una vecchia amica di lei. Non si vedono da vent’anni. Con l’uomo di lei non si conoscono. Quando l’amica arriva si crea un triangolo apparentemente classico. In realtà è come se tutto il loro mondo, sia della coppia che dell’ospite, deflagrasse. Niente è più come prima. Nessuna cosa o impressione o ricordo è certa. Tutto è ambiguo, vagamente panico. E’ come se la loro vita, i loro ricordi fossero inconsistenti, improbabili, addirittura irreali, cioè impossibili, come se tutto si sfarinasse e andasse in rovina irreparabilmente, se il sentimento, qualunque sentimento, non potesse avere più forma o senso o credibilità o dicibilità. E il finale è sospeso, come le loro vite: sospeso dalla stessa vita: un rebus che non ha conclusione. Lunghi silenzi, pause, lapsus, scene montate come flashback cinematografici: dietro tutto questo si nasconde l’angoscia dei tre personaggi sopraffatti dallo scorrere del tempo, intrappolati nella stanza dove si svolge il dramma. Celata dietro l’apparenza di una innocente e realistica commedia, mano a mano il testo offre uno scenario diverso in cui, attraverso l'uso del linguaggio, emerge tutta la drammaticità dell’incomunicabilità fra i personaggi. Nei fitti dialoghi, carichi di ambiguità, di pause e di silenzi, si scorgono tratti del teatro beckettiano, così come si percepisce l'anticipazione di tanta parte della più recente produzione drammaturgica.
Pippo di Marca, “uno dei migliori registi teatrali della sua/mia generazione, ma un raffinato teorico, veramente metateatrale, della scena contemporanea”, come scriveva Renato Niccolini, ha trattato il testo con uno sguardo indagatore, da filologo, scavando nel senso delle parole come un archeologo, fino a svelare la condensa di oscurità e di nevrosi che investe i personaggi, incapaci di condividere un ricordo in maniera oggettiva. Ma come scrive Di Marca nelle note di regia "Il teatro, purtroppo, o per fortuna, è anche altro: è corpo. Il corpo in cui ogni volta si incarna la parola. La fa diventare gesto, musica, “visione” dal vivo, passione, sentimento, azione, delirio, finzione ecc... I corpi, le “persone”, imprescindibili, dei tre validi interpreti, Fabrizio Croci, Francesca Fava e Anna Paola Vellaccio. Partecipi, sensibili, appassionati, compresi, in una “sfida” certamente non facile."
MaDiMi
regia Massimo Di Michele
Gli autori elaborano un gioco straordinario nel quale i personaggi – Faust e Mefistofele – finiscono per rappresentare le due facce della stessa medaglia. La dannazione di Faust, spintosi troppo in là nella ricerca dell'immortalità, è anche la solitudine di Mefistofele. Il gioco – fatto di scherzi divertiti, inversioni di genere, ammiccamenti di seduzione reciproca, oscillante fra il disperante e il travolgente – invischia entrambi i personaggi in una progressiva crisi di identità. La dicotomia fra Faust e Mefistofele, il supposto seduttore e la supposta vittima, inizia a sfumarsi in una dicotomia del singolo personaggio che assimila parti dell'altro, trasformandosi via via da vittima in carnefice e da carnefice in vittima.
Con questo spettacolo, che ha debuttato con successo all'Elfo Piccini di Milano torna finalmente a Pescara sul palcoscenico del Florian Espace, il talentuoso attore e regista abruzzese Massimo Di Michele che dopo essersi formato alla scuola del Piccolo di Milano e aver frequentato i corsi di perfezionamento con Luca Ronconi ha lavorato con registi come Pippo del Bono, Emma Dante, Giuseppe Tornatore, Lorenzo Salveti, qui affiancato da Federica Rossellini, premio Hystrio alla vocazione 2011.
da Achille Campanile
testo e interpretazione Carmen Nubla
SUONI ENRICO CASAGRANDE
IN COLLABORAZIONE CON PAOLO BALDINI E DAMIANO BAGLI
LUCE E VIDEO ALESSIO SPIRLI
PRODUZIONE MOTUS 2015
IN COLLABORAZIONE CON LA VILLETTE - RÉSIDENCE D’ARTISTES 2015 PARIGI, CREATE TO CONNECT (EU PROJECT) BUNKER/ MLADI LEVI FESTIVAL LUBIANA, SANTARCANGELO 2015 FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL TEATRO
IN PIAZZA, L’ARBORETO - TEATRO DIMORA DI MONDAINO, MARCHE TEATRO
CON IL SOSTEGNO DI MIBACT, REGIONE EMILIA ROMAGNA
LINO GUANCIALE/TEATRO DEI COLORI
TEATRO POTLACH
ACCADEMIA DEGLI ARTEFATTI
Lo spettacolo è uno dei quattro lavori teatrali raccolti nel più ampio progetto I SHAKESPEARE, che interroga la convenzione teatrale, mettendola in crisi a partire da testi che della stessa convenzione teatrale ne hanno segnato le fondamenta. Nei quattro spettacoli (I, PEASEBLOSSOM; I, BANQUO; I, CINNA; I, CALIBAN) i personaggi shakespeariani raccontano e rivivono al di fuori dell'opera. Quattro occasioni di guardare al contemporaneo, attraversando le sue pieghe politiche e artistiche, per ripensare la storia culturale occidentale e per presentarne le sue attuali possibili riattualizzazioni.
I, SHAKESPEARE marca la sua eccezionalità, nel divertimento inaggirabile della spudorata esposizione teatrale e la possibilità di un pensiero che accompagni lo spettatore oltre l’evento teatrale: spettatore che gioca sempre un ruolo decisivo, e che vive un coinvolgimento in ogni caso totale.