Teatro d'attore, dai 5 anni
in collaborazione con Specchi Sonori
uno spettacolo di Flavia Valoppi, Alessio Tessitore, Isabella Micati
ispirato a Il Pesciolino d'oro di A. S. Puskin
con Flavia Valoppi, Alessio Tessitore voce del Pesciolino Giovanni Tessitore
costumi Marianna De Leoni musiche originali Claudio Rovagna
partner La Galina Caminante, Arago Design, Briopack packaging
tecnica Edoardo De Piccoli e Renato Barattucci
realizzazioni in legno Miriam Di Domenico grafica e illustrazione Antonio Stella
si ringrazia il coro di voci bianche "I Piccoli cantori" diretti da Annalisa Cialini,
l'ass.cult. musicale L'Olandese Volante - Musicando diretta da Manuela Martinelli
e la classe di canto moderno diretta da Ersilia di Fonzo
La fiaba Il Pesciolino d'oro di A. S. Puskin ha ispirato la drammaturgia dello spettacolo Vorrei, storia di mare e desiderio dove i due protagonisti, un Lei-Lui senza età, vivono una vita in armonia tra di loro e con la natura. Dopo una nottata trascorsa a pescare la loro vita semplice è sconvolta dall'inatteso incontro con un piccolo pesciolino rimasto impigliato nella loro rete. Il pesciolino è d'oro e promette loro, in cambio della libertà, "tutto quello che desiderate!" All'inizio le richieste corrispondono ai bisogni, "qualcosa per sfamarci", ma lentamente e inconsapevolmente entrano nel vortice cieco dell'accumulo e della bramosia di possesso fno a distruggere la loro relazione e il mondo. La storia dal fantastico vira verso il contemporaneo e si fa' metafora del mondo odierno ripercorrendo i temi della nostra società consumistica. L'atmosfera di acqua e sabbia è animata da figure leggere del mondo marino e si completa con musiche originali cantate anche dal vivo.
RICCIOLIDORO
ovvero il mondo è diviso in
PICCOLO E GRANDE
e tu sei sempre “fuori misura”
dai F.lli Grimm
Uno spettacolo-laboratorio per i bambini della scuola primaria
Durata 1 ora
Di e con Flavia Valoppi
Musica eseguita dal vivo da Irida Mero
Consulenza e regia Anna M. Talone
E’ uno spettacolo che ci offre l’opportunità di lavorare sul concetto di GRANDE-PICCOLO e di riflettere sulle occasioni che ci sono capitate dove il disagio di sentirci “fuori misura” era così pungente da non poterlo sopportare. La nostra eroina ha a che fare con sedie troppo piccole e letti troppo morbidi e non trova la sua dimensione, la sua identità. La famiglia degli orsi pare così inospitale, nei suoi confronti, fin tanto da cacciarla, e di Ricciolidoro persa nel bosco non ne conosciamo la fine.
Ricciolidoro, presenta alcune anomalie rispetto alle altre favole classiche, come appunto il finale che non presenta un lieto fine, ma ha la forza di quelle che si sono imposte al pubblico dei piccoli per il messaggio insito nel percorso che la bambina intraprende per trovare il suo posto, quello giusto nella vita.
Mammalucco. Opera pop
millimetroquadro (Roma)
Scritto e diretto da Chiara Spoletini
Con Stefano Moretti, Anna Rita Gullaci, Viviana Picariello, Roberta
Sciortino e con Maria Adele D'Amaro e la voce di Igor Petrotto,
consulenza movimento scenico Claudio de Maglio, scene Stefano
Moretti, aiuto regia Tiziana Santercole, assistente alla regia Alessandro
Velaccio, collaborazione tecnica Edoardo De Piccoli, supervisione alla
messinscena Alessio Tessitore
col supporto di NIDI Teatrali, Osimo
e di Ex Lavanderia Santa Maria della Pietà Roma, Artisti 7607
“Mammalucco. Opera Pop”: è il Paese delle Meraviglie di Luigi, che nella vita reale è un trentenne con un ritardo che lo obbliga a formulare pensieri da bambino. Nella verità dei suoi sogni
invece può tutto. Diverso e disadattato, Luigi compie il viaggio del supereroe per poi ritrovarsi davanti alla verità, in una sorta di movimento circolare dove è la consapevolezza a fare la
differenza tra partenza e arrivo. Una storia di amicizia, a metà strada tra tradizione orale e tecnologia virtuale, una contaminazione di stili,
linguaggi e codici. Lo spettacolo regala carne ed ossa ai “pupi siciliani” che da personaggio si fanno persona attraverso un salto di scala scenografico dove la profondità
di spazio viene creata da video-proiezioni dell’immaginario personale del protagonista.
“Mammalucco. Opera pop” progetto Selezione Premio Scenario 2017 e Premio Studi- Specchi sonori nell'ambito del Premio Otello Sarzi 2017 è un percorso iniziato nel dicembre 2016 che giunge
finalmente a compimento durante la Residenza Oikos nello splendido scenario del Teatro Comunale di Città S.Angelo.
Lo spettacolo si avvale della preziosa collaborazione del Maestro Claudio de Maglio, direttore della Civica Accademia Nico Pepe di Udine.
Spettacolo per ragazzi e famiglie dagli 8 ai 98 anni
LA BAMBINA DEI FIAMMIFERI da H. C. Andersen
con
Flavia Valoppi, Emanuela D'Agostino,
Carlo Pellicciaro, Santo Cicco, Mario Fracassi,
Irida Mero, Antonella Di Camillo, Martina Di Genova
e con
Beatrice e Maddalena
musiche e canzoni Paolo Capodacqua
ideazione e regia Mario Fracassi
prodotto da
FLORIAN TEATRO STABILE D’INNOVAZIONE
Spettacolo di narrazione e suggestioni sensoriali con canzoni, suoni, odori, sapori... per sette attori, un musicista ed un piccolo gruppo di spettatori bendati.
"Era la vigilia dell'ultimo dell'anno. Il sole era già tramontato. Nevicava e faceva molto freddo. La piccola fiammiferaia vagava per la città, cercando invano di vendere fiammiferi. La gente passava incurante della bimba. La piccina si accovacciò sulla neve per ripararsi dal freddo, per scaldarsi accese un fiammifero e ..."
Usando la sua energia per qualcosa che può sembrare effimero, la bambina crea una sua vita fantastica, una vita più piacevole di qualsiasi altra cosa su cui possa posare lo sguardo. Ogni fantasia portata dai fiammiferi accesi, però, si estingue, e di nuovo la bimba è nel gelo.
Ogni fiammifero acceso crea l'incanto di una scena familiare, l'illusione di un calore, di un'intimità e di tanta bellezza.
I bambini per indole e temperamento, sono inclini ad abbandonarsi alle suggestioni delle loro fantasticherie e dei loro giochi per la realizzazione dei loro desideri, scoprendo poi, e a loro spese, quanto distante sia la realtà dall’immaginazione.
E i fiammiferi della bambina sono come i nostri sogni, costituiti di materia immaginifica che continua ad incidere sul mondo con la sua intensità utopica. Ma, uno dietro l'altro, i fiammiferi si spengono e l'ultima apparizione che si avvera è quella della nonna, l'unica persona che le avesse mai voluto bene, che prende in braccio la bimba per portarla con sè, là dove l'amore e la bellezza non hanno mai fine.
Una sorta di inconsueto viaggio tra le emozioni e i sentimenti che caratterizzano il mondo dei più deboli e indifesi: i bambini. Sette attori – narratori e un musicista, rivolgendosi ad un esiguo gruppo di spettatori bendati, cercheranno, attraverso le tecniche e l’arte della narrazione, di evocare la storia della bambina dei fiammiferi per costruire una forte tessitura poetica che, fatta di suggestioni sensoriali efficaci, possa consentire agli spettatori di vivere una personale ed originale esperienza artistica.
“Io sono tu sei …”
liberamente tratto da “Io sono tu sei” di Giusi Quarenghi
Con Lisa De Leonardis e Irida Mero
Canzoni e musiche di Massimiliano Buono
Scene di Fabrizio Paluzzi Luci di Tibò Gilbert
Grazie a Paolo Capodacqua, Germana Rossi, i bambini della scuola Mazzini di Avezzano (AQ), Coro Multietnico di bambini “Se…Sta Voce “ di Roma
Con la collaborazione diAssociazione ARTLAB
Ideazione e regia di Mario Fracassi
“L’infanzia è l’inizio della biografia di ciascuno, i bambini possono diventare biografi l’uno dell’altro, non solo per farsi nuovi amici , ma soprattutto per scoprire quel filo sottile che lega tutti quanti, al di là del paese di provenienza e della lingua.”(G. Quarenghi)
Lo spettacolo racconta la storia di due bambine, Beatrice, che ha dodici anni e frequenta la prima media, e Liranda, di origine albanese, che ha tredici anni, è arrivata in Italia da poco ed è stata inserita in quarta elementare in attesa di imparare bene la lingua. Le due bambine costruiscono ciascuna la biografia dell’altra, raccontandosi le loro storie, fatte di nostalgie, di giochi, di timori e di speranze, e scoprono qualcosa di importante, ”…come erano diverse nella loro uguaglianza, e com’erano uguali nella loro diversità.”
“Io sono tu sei…“ segue il racconto di Giusi Quarenghi, apprezzata autrice di letteratura per l’infanzia, ed è stato tessuto con le improvvisazioni delle due attrici, che proprio come i due personaggi della storia, sono una italiana l’altra albanese; si sono narrate e raccontate, sul filo dei ricordi, e hanno legato questo materiale con quello scaturito dai laboratori teatrali condotti con i bambini nelle scuole.
“Ero interessata alle aperture che il mio testo poteva aver sollecitato e accolto più che a una messa in scena cosiddetta fedele. Mi sono venute incontro le interpretazioni di Irida e Lisa, che si sono narrate e interpretate, riprendendo per mano la propria infanzia. E le variazioni e le riscritture scaturite dai laboratori condotti con i bambini. IO SONO TU SEI ha davvero coniugato il verbo essere. Grazie a voi.” (Giusi Quarenghi)
Dedicato ai ragazzi dai 6 anni
Nuova produzione Debutto Marzo 2010
HANSEL E GRETEL
Con
FLAVIA VALOPPI, FRANCESCO MARCONE
OSCAR STRIZZI, EMANUELA D’AGOSTINO
durata 1 ora
canzoni e musiche originali PAOLO CAPODACQUA
idea e Progetto Macchina Scenica FABRIZIO PALUZZI
Realizzata da MACRAMÈ
pupazzi BARBARA CHIARILLI
decorazioni GABRIELLA MORRICA
regia MARIO FRACASSI
C'era una volta... una matrigna che abbandonò nel bosco i piccoli Hansel e Gretel.
Nella celebre fiaba del povero taglialegna, Hansel e Gretel, vittime della miseria e dalla paura, della matrigna e dell'avida strega, riescono a sviluppare la capacità di guardare in faccia le difficoltà, riescono a trovare la capacità di affrontare i problemi attraverso la crescita della loro inventiva con i sassolini che buttano nel bosco per ritrovare la strada e con lo sviluppo del loro coraggio per evitare di essere divorati dalla strega.
Così come in ogni fiaba, anche nel nostro spettacolo è centrale il percorso di sviluppo che i due bambini - eroi compiono, attraverso il superamento di prove impegnative.
Dedicato ai ragazzi dai 4 agli 11 anni
Spettacolo vincitore della nona edizione del Festival nazionale di teatro ragazzi della città di Molfetta - TI FIABO E TI RACCONTO - premio “L'Uccellino Azzurro 2004"
IO VORREI CHE SULLA LUNA CI SI ANDASSE IN BICICLETTA
FlorianTeatro Stabile d'Innovazione
Presentato nel 1990 al VII Premio alla fantasia “Gianni Rodari” di Orvieto.
Presente alla III edizione del Festival Internazionale di Teatro per ragazzi di Sant’Elpidio come Opera testimone per il Premio alla Memoria a Gianni Rodari.
Spettacolo vincitore del Premio Lesina 1998 in quanto “opera per ragazzi significativa e di alto valore culturale”.
"Io vorrei che sulla luna ci si andasse in bicicletta" è stato riproposto per oltre 150 repliche in numerose città italiane con
riscontri favorevoli di pubblico e di critica.
"Gianni Rodari aveva una grande passione per la musica: da ragazzo aveva studiato per anni il violino e, oltre che poeta e scrittore, è stato anche un autore teatrale: gi era perciò naturale il senso dello spettacolo musicale. Con una felice intuizione, Paolo Capodacqua ha colto questa poco nota disposizione di Rodari e ha realizzato un suo personale lavoro di grande valore. Come ha proceduto? Ha scelto significativi testi poetici di Rodari e su di essi, con un originale equilibrio tra testo , musica, canto e brevissimi siparietti parlati, ha inventato lo spettacolo teatrale “Il vorrei che sulla luna ci si andasse in bicicletta” registrato poi nella musicassetta “la torta in cielo”. In che cosa consiste l’originalità del suo lavoro?
In primo luogo non ha realizzato il solito spettacolino infantile bamboleggiante (per Rodari era fermo principio pedagogico non bamboleggiare mai rivolgendosi in qualsiasi forma ai bambini). Il ritmo e la melodia della suo musica e la sua limpida voce accattivante, si applicano con grande rispetto ai testi e nello stesso tempo, dilatano e rendono fruibilissimi gli effetti della parola poetica di Rodari. Paolo Capodacqua non si è proposto , quindi, come spesso deprecabilmente accade a chi si rivolge ai bambini, come un attore che si serve dei testi per esibirsi in un suo gratificante show personale, ma di farsi interprete creativo di un mondo poetico di alto livello come quello di Rodari.
Anche per questo il suo lavoro mi sembra un antidoto a tanta volgarità spettacolare che cerca solo effetti epidermici. Non solo, infatti, riesce a stimolare profondi bisogni fantastici ed emotivi dell’infanzia, ma costituisce anche, tral’altro, uno dei rarissini casi in cui il fascino della parola cantata può far incuriosire alla parola scritta e in questo caso, a leggere Rodari. Proprio perché gli è estraneo l’esibizionismo narcisistico, Paolo Capodacqua è riuscito a realizzare un piacevolissimo spettacolo, che ha il grande merito di costituire per i bambini una doppia iniziazione poetica e musicale".
MARCELLO ARGILLI
(Scrittore, giornalista, autore di soggetti e sceneggiature televisive, ha pubblicato oltre trenta libri per ragazzi,
tradotti in una ventina di lingue. Per la Casa Editrice Einaudi ha pubblicato una biografia di Rodari)
IL GALLETTO IMPERTINENTE
da UN UOVO NERO di Luigi Capuana
spettacolo semifinalista Premio Scenario Infanzia 2008
drammaturgia e regia Alessandra Felli
con
Giovanni Bussi, Silvia Grande, Annachiara Repetto
musiche J. G. Albrechtsberger
scene e costumi Miriam Di Domenico
luci Igor Renzetti
età 5 – 10 anni
La trama
Lo spettacolo, ispirato all’omonima fiaba scritta nel 1882 da Luigi Capuana, racconta l’esperienza di un galletto che attraverso continue morti e resurrezioni va alla ricerca della sua libertà.
Una vecchia e la sua gallina trascorrono serenamente la loro vita fin quando un temporale non devasta i raccolti. Proprio per placare la fame la gallina genera, oltre al solito uovo bianco, un misterioso uovo nero che la vecchia riesce a vendere al Re.
Dalla cova dell’uovo nero nasce un galletto che è accolto nella famiglia reale come se fosse un figlio. Tuttavia si tratta di un galletto che desidera razzolare nei piatti dei ministri, rincorrere le
pollastre, e che rintrona le orecchie di tutta la corte coi suoi: «Chicchirichì».
La pazienza di Re e Regina è messa a dura prova. Le due maestà, indignate, lo uccidono più e più volte per farne una tazza di brodo o uno spiedino arrostito. Eppure il galletto risorge ogni volta e ancor più dispettoso. Le difficoltà dei regnanti sono risolte grazie alla Fata Morgana, che impartisce ai genitori i compiti per liberarli dalla maledizione. Il galletto si trasforma così in un bambino e viene nominato Reuccio; dell’animale gli rimangono ancora la cresta e gli sproni.
Inspiegabilmente dopo parecchi mesi il Reuccio si ammala di malinconia e nessun medico riesce a individuare una cura. Il bambino soffre di una profonda nostalgia del suo essere galletto. I genitori, pur di salvarlo dal male incurabile, assecondano i suoi desideri fin quando al Re non scappa, per l’ultima volta, la pazienza e taglia la testa al figlio.
Questa è l’ultima trasformazione che il galletto vive sulla sua pelle prima di diventare, finalmente, un bambino.
La messinscena
La scena è abitata da tre personaggi una vecchia, la sua gallina e un galletto che durante lo spettacolo giocano a interpretare altri ruoli e si travestono da Re, Regina, Cuoco e Medico a seconda della figura necessaria alla storia.
La vecchia e la gallina costituiscono un piccolo nucleo familiare e rappresentano due aspetti diversi di un unico archetipo femminile, capaci di dare vita ad una terza entità: il galletto.
Lo spettacolo segue il processo di conoscenza del galletto che la vecchia e la gallina “mettono in scena” davanti ai bambini che insieme al galletto assistono a questa recita.
Grazie al gioco del teatro il galletto e quindi anche lo spettatore percorre le tappe necessarie alla formazione della sua identità.
Attraverso questo lavoro desideriamo approfondire la conoscenza di Luigi Capuana, autore della letteratura italiana poco frequentato, suscitare una riflessione sui temi dell’identità, della libera espressione delle proprie capacità pur se contrarie alla logia dominante, e del valore delle regole; ci auguriamo, inoltre, di sollecitare il bambino al pensiero divergente proponendogli un lavoro di artigianato teatrale che non descrive in modo mimetico la realtà che racconta ma che lo stimola a costruirne una propria.